mercoledì 26 febbraio 2014

LE PAROLE D'ORDINE DELL'ECONOMIA CAPITALISTICA. CAPITALE UMANO. S. NOTO, Renzi: il capitale umano? Un’espressione da ‘bidone’ interessato, IL FATTO, 25 febbraio 2014

Adesso che anche Matteo Renzi  l’ha usata  nel suo discorso di insediamento, forse anche qualcun altro, oltre al sottoscritto, dirà finalmente di essersi stufato. Basta con la parola “capitale umano”! Escludiamola dal vocabolario, mettiamola nella lista delle altre parole proibite, come “attimino”, “carino”, “rucola”, “devastante”, ecc. Non ne possiamo più, non tanto della parola in sé, ma della bugia e della fregatura che nasconde. Altro che weasel word, human capital è una “sòla” vera e propria (alla romana), un bidone, nascosto dall’inglese (che spesso viene usato per questi dirty jobs). Alzi la mano chi sa cosa vuole dire veramente “valorizzare il capitale umano”. Non certo migliorare le condizioni di lavoro delle persone. È un barbatrucco, travestito, un’illusione ottica alla Silvan, per non dire alla mago Otelma.

CINA E SVILUPPO ECONOMICO. REDAZIONE, Cina, inquinamento fuori controllo, è emergenza , IL CORRIERE DELLA SERA, 26 febbraio 2014

Sesto giorno di inquinamento fuori ogni controllo a Pechino. I livelli di polveri sottili sono stati definiti allarmanti. Lo smog è sempre più intenso, con livelli di Pm 2,5 (le particelle di diametro inferiore a 2,5 micron) elevatissimi. Nella capitale sia ieri che oggi il livello ha superato i 400. Nella foto, una donna con la mascherina in piazza Tienanmen (AP Photo/Ng Han Guan)

domenica 23 febbraio 2014

ECONOMIA E CATTOLICESIMO. M. MAGATTI, Uscire dalla crisi imparando da Francesco, IL CORRIERE DELLA SERA, 20 febbraio 2014

La grande crisi dell’economia mondiale non troverà soluzione limitandosi ai pur necessari adeguamenti tecnici imposti dal tracollo finanziario di cinque anni fa. Per aprire una nuova stagione di crescita occorre andare più in profondità, ragionando sull’incrocio tra disposizioni soggettive e assetti istituzionali.

sabato 22 febbraio 2014

SAGGIO SULLA CRISI ECONOMICA. R. ROMANO, L'impossibile alternanza di due paradigmi alternativi. Recensione a P. Leon, IL CAPITALISMO E LO STATO, IL MANIFESTO, 12 febbraio 2014

Negli ultimi mesi sono stati pub­bli­cati molti libri e saggi che inda­gano la crisi inter­ve­nuta nel 2007, ma pochi hanno stu­diato la fine del para­digma reaganiano-thacheriano fon­dato su un par­ti­co­lare equi­li­brio tra stato e capi­tale. In Il capi­ta­li­smo e lo Stato. Crisi e tra­sfor­ma­zione delle strut­ture eco­no­mi­che” (Castel­vec­chi, euro 27) Paolo Leon indaga la crisi del 2007 par­tendo dagli eco­no­mi­sti clas­sici (Smith, Ricardo e Marx). È un libro da stu­diare, par­tendo dalle tre tesi che, assieme, con­cor­rono a costruire una ragna­tela del sapere eco­no­mico.

ECONOMIA OGGI E DISEGUAGLIANZE SOCIALI. D. TAINO, Contro la «Downtown Abbey Economy» meglio mettere in campo idee liberali, IL CORRIERE DELLA SERA, 18 febbraio 2014

http://kikukula3.blogspot.it/2014/02/economia-oggi-e-diseguaglianze-taino-d.html

http://kikukula3.blogspot.it/2014/02/economia-oggi-summers-l-america-risks.html

venerdì 21 febbraio 2014

LE PROPOSTE ECONOMICHE PER IL GOVERNO RENZI. ALESINA, GIAVAZZI, Purché si dica tutta la verità, IL CORRIERE DELLA SERA, 22 febbraio 2014

Il nuovo governo dovrà dimostrare (e in tempi brevissimi) di aver chiare quali sono le priorità e di essere determinato nell’affrontarle. Se saprà farlo tranquillizzerà i mercati e potrà rinegoziare i vincoli europei. Perché una rinegoziazione è inevitabile se si vuol far ripartire la crescita.

domenica 16 febbraio 2014

CRISI ECONOMICA E SUICIDI A NEW YORK. DA 'LA STAMPA' 14 maggio 2013

http://kikukula3.blogspot.it/2014/02/crisi-economica-e-suicidi-new-york.html

CRISI ECONOMICA E SUICIDI. REDAZIONE, Crisi, la tragedia infinita dei suicidi Nel 2013 uno ogni due giorni e mezzo, LA STAMPA, 15 febbraio 2014

http://kikukula2.blogspot.it/2014/02/crisi-economica-e-suicidi-redazione.html

GUERRA ED INDUSTRIA ITALIANA. R. COLELLA, Armi, fucili e interessi. L’industria italiana che finanzia le guerre d’Africa, IL FATTO, 16 febbraio 2014

Anticamente i romani si spinsero fino alla foci del Nilo in cerca di schiavi e soprattutto oro. In pochi riuscirono a rientrare a Roma. Alcuni morirono durante la spedizione, altri vennero inglobati dalle tribù locali. A fine 800 a Berlino il peggior sarto avrebbe tracciato delle linee diverse per ripartire i confini dei vari stati africani. Dalla sconfitta di Adua l’Italia avrebbe reagito con veemenza e spirito revanchista sganciando nel 1911 le prime bombe sul territorio libico cent’anni prima della guerra civile. Un primo assaggio dell’industria bellica made in Italy.

mercoledì 12 febbraio 2014

FINE DELLO STATO SOCIALE. S. SIMONCINI, L'assistenza ai dipendenti? La offre l'azienda, L'ESPRESSO, 10 febbraio 2014

Al piano terra del ristorante aziendale denominato “Il podio” (perché sia chiaro che in Ferrari vincono tutti ), l’atrio del nuovo edificio a forma di elicottero è inondato di luce e musica sinfonica. Comunica una sensazione di placido spaesamento. Accanto al punto di ascolto (una finestra di dialogo con la dirigenza), alcuni operai raccontano cosa fa l’azienda per i dipendenti. Si definisce in vari modi, tra cui Welfare integrativo aziendale, o Work-Life Balance, o, con sfumatura “ciellina”, Conciliazione famiglia-lavoro, ma anche, in un’accezione più larga, “Secondo Welfare”, con la variante trendy di Welfare 2.0, definizione che include anche i servizi di assicurazioni e fondazioni. È una frontiera poco esplorata dell’evoluzione del mondo del lavoro, su cui ora getta qualche luce il “Primo rapporto sul secondo welfare in Italia 2013”, pubblicato dal Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Einaudi” di Torino.

domenica 9 febbraio 2014

LAVORO E MIGRANTI IN ITALIA. B. VECCHI, Siamo tutti working poor, IL MANIFESTO, 6 febbraio 2014

a con­di­zione lavo­ra­tiva dei migranti come con­di­zione esem­pli­fi­ca­tiva del lavoro vivo. È que­sta la cor­nice che rac­chiude i con­tri­buti del volume Navi­gando a vista. Gli autori si con­cen­trano su due comu­nità di migranti, met­tendo a fuoco il loro ruolo nell’economia veneta e le loro stra­te­gie per gestire le sli­ding door che rego­lano l’entrata e la cac­ciata dal mer­cato del lavoro. Gli autori fanno inol­tre parte di quella genia in via di estin­zione costi­tuita da ricer­ca­tori che uni­scono il rigore «scien­ti­fico» alla capa­cità di sta­bi­lire rela­zioni pari­ta­rie con le donne e gli uomini coin­volte nelle loro inchie­ste sul campo. Sono cioè ricer­ca­tori «par­te­ci­panti» e tut­ta­via «par­ti­giani» nell’analisi e nella cri­tica di una realtà lavo­ra­tiva come è quella dei migranti.
Il loro è dun­que un volume pre­zioso per com­pren­dere il regime di sfrut­ta­mento eser­ci­tato sui migranti. Ma è altresì impor­tante anche la cor­nice «teo­rica» da cui prende le mosse. Con­viene cioè com­piere un eser­ci­zio men­tale per capire se la nozione di «lavo­ra­tore povero» che ricorre nei saggi del volume possa fun­zio­nare anche per i «lavo­ra­tori indigeni».

LAVORO E MIGRANTI IN ITALIA. G. GRAPPI, Intermittenti oltre la linea del colore, IL MANIFESTO, 6 febbraio 2014

l volume col­let­ta­neo Navi­gando a vista, Migranti nella crisi eco­no­mica tra lavoro e disoc­cu­pa­zione, curato da Devi Sac­chetto e Fran­ce­sca Alice Via­nello (Franco Angeli, euro 23), apre una salu­tare brec­cia nella nar­ra­zione della crisi, mostran­done frat­ture, dif­fe­renze e spe­ci­fi­cità, in un momento nel quale pare dif­fon­dersi un’immagine indif­fe­ren­ziata dei sog­getti che ne sono col­piti. La ricerca si basa su un ampio appa­rato sta­ti­stico e un lavoro sul campo che ha por­tato gli autori dei saggi inclusi a svol­gere 170 inter­vi­ste in pro­fon­dità e oltre quat­tro­cento inter­vi­ste tele­fo­ni­che tra i disoc­cu­pati e le disoc­cu­pate di ori­gine maroc­china e rumena iscritti ai cen­tri per l’impiego di due comuni veneti, Cam­po­sam­piero (Pd) e Mon­te­bel­luna (Tv). Pur dedi­cando un’attenzione spe­ci­fica al con­te­sto d’indagine nella regione Veneto (Bruno Ana­sta­sia, Mau­ri­zio Gam­buzza e Mau­ri­zio Rasera), i risul­tati della ricerca sono pre­sen­tati tenendo ben pre­sente la dimen­sione glo­bale e trans­na­zio­nale che inve­ste il mondo del lavoro.

ROBERTO MANIA, Più lavoro, fatturato e produttività: se il made in Italy emigra ci guadagna, LA REPUBBLICA, 9 febbraio 2014

Fa bene alle aziende italiane finire in mani straniere. Negli ultimi dieci anni le quasi 500 imprese tricolori acquistate dalle multinazionali estere hanno accresciuto l'occupazione, migliorato la produttività, aumentato il fatturato. Senza perdere l'identità nazionale del brand. Un esempio: Valentino oggi è di proprietà di un emiro del Qatar ma tutti continuano a pensare che sia un marchio italiano. È una ricerca di Prometeia che smonta il luogo comune.

È diffusa, infatti, la percezione che ogni qualvolta un marchio storico del made in Italy passa di mano e acquista un'altra cittadinanza ci si trovi di fronte a una perdita di valore (e di posti di lavoro) per la nostra economia e a un interesse nazionale indebolito. È vero il contrario. L'indagine di Prometeia ("L'impatto delle acquisizioni dall'estero sulla performance delle imprese italiane") realizzata per l'Ice, dice che dalla fine degli anni Novanta fino ad ora le imprese acquistate da gruppi stranieri hanno ottenuto performance positive: il fatturato è cresciuto del 2,8 per cento l'anno; l'occupazione del 2 per cento; la produttività dell'1,4 per cento.

giovedì 6 febbraio 2014

lunedì 3 febbraio 2014

OCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE TECNOLOGIA. E. FRANCESCHINI, La tecnologia allarga il gap ricchi-poveri. Uno studio scagiona Reagan e Thatcher, LA REPUBBLICA, 3 febbraio 2014

LONDRA - Tutta colpa di Reagan e della Thatcher. E' questa la risposta di prammatica alle domande sul perché in Occidente il gap ricchi-poveri sia paurosamente aumentato negli ultimi trent'anni e l'ineguaglianza tra l'1 per cento e il 99 per cento della popolazione in Europa e negli Stati Uniti sia diventata più evidente. Ma se la ragione di questo profondo mutamento sociale fosse un'altra? E' la tesi di un libro che fa molto discutere in questi giorni sulle due sponde dell'Atlantico. Si intitola "The second machine age" (La seconda età delle macchine), gli autori sono due accademici americani, Erik Bryniolfsson e Andrew McAfee, e la loro tesi è che la responsabilità di quanto è avvenuto sia da imputare più al progresso tecnologico, in particolare alla rivoluzione digitale, che a reaganismo e thatcherismo.